Spugne marine per cancellare
antiche ansie ed inquietudini,
mani di legno da stringere
per dare forza alle mie dita,
fili d'acciaio da scalare nudi
per sentire calore in tutto il corpo.
Essere se stessi nel frastuono
incontrollato di un mondo capovolto,
mantenere l'innocenza senza fingere
tra la perfidia di chi propugna crudeltà,
restare fermi ad ascoltare il vento
quando i rami crollano sfiorandoti.
Camminare, camminare, camminare,
senza fermarsi, senza voltarsi indietro,
lasciando solo una scia di suoni contrastanti,
parole disarticolate e colori mescolati,
passando tra sguardi minacciosi,
rabbie incontrollate e invidie malcelate.
Un giorno morirò in un campo di grano
che imbrunisce al calar del sole,
o di notte tra i petali socchiusi di un girasole,
o forse su una spiaggia solitaria all'alba,
ma prima voglio succhiare il nettare dei fiori
e ubriacarmi di sole, luce, sapori e amori.