Eravamo solo bocche da
sfamare
Generati dallo stesso seme
Tratti dalle stesse carni
Abbiamo succhiato nutrimento
dallo stesso seno
Mangiato lo stesso pane duro
Abbiamo appreso dalle stesse
strade la spietata lezione per
la vita
Entrato troppo presto
nell'arena
Sei stato il primo in tutto
Su di te si è accanita
la nostra povertà
Hai pagato anche
le nostre esperienze
Le tue privazioni sono state
alimento per noi
Solo, nel momento
di maggior bisogno
non hai sbandato e sei
diventato quercia.
Sei stato il faro
della mia adolescenza
La roccia nei travagliati
giorni dell'insicurezza
Tangibile presenza nelle mie
difficoltà.
A te più che ad ogni altro
devo tutto quel che sono.
Ora ti sei chiuso nel tuo male
E la vita sembra fuggire da te
inesorabile
Ti consumi lentamente come
una candela e la fievole
voce che ti resta
fatica a dar forza al tuo pensiero
Eppure quando incontro
il tuo sguardo vedo sempre
un guizzo di vita,
una rassegnata dignità
Quando ti parlo nella nostra
lingua di paese noto la smorfia
di un sorriso triste.
Vedo i tuoi ricordi che riprendono
vita.
Mi stringe un nodo alla gola
Si riempiono gli occhi
di pianto
E mentre il tuo corpo
Lentamente si asciuga
Esplode in me rabbia
impotente
Non capisco e
mi rifiuto di capire
Quale il divino disegno
che punisce
un innocente colpevole
solo d'aver vissuto
rettamente.