Per caso ti trovai,
per caso soltanto
ti conobbi e non ti seppi lasciare.
Ti trovai e mi persi
nei labirinti dell'anima mia
lacerata.
Così percorsi te
ed attraversai me stesso,
ma senza un filo che mi sapesse tenere.
Ti percorsi,
mi persi,
e lasciai che mi morisse il morso
dell'aspide sacro.
Folle mi feci di veleno d'ambrosia.
M'avvelenai di te
perch'è soltanto nei tuoi occhi di bronzo
ch'io contemplo la terra,
e dalle labbra tue soltanto,
di miele baciate,
ch'io berrei il vino benedetto degli spiriti nostri,
sempre disgiunti e uniti,
sempre prossimi e remoti.
In te mi persi, anima,
perché sapevo che lì solamente
io mi sarei ritrovato,
ma incatenato alla roccia tua
per aver portato un fuoco santo
che abitualmente non si deve toccare.
Ma io, lo stesso,
ti tocco da lontano, anima sanguigna,
col pensiero ti tocco
e m'ardo.
M'ardo perché soltanto la memoria di te
mi sfiora, m'estasia
e ogni volta mi fa fatto
di cenere
innamorata e muta.