Su grinzose scorze di sogni rapiti
ondeggia, spaurita, la ragion convessa.
S'inerpica il sonno sugli occhi ingrigiti,
è vasto il crepaccio che il sentier sconfessa.
Si spande, viscido, della sorte il manto,
un vuoto immemore nella notte immensa.
Di fredde rughe sulla tomba il pianto,
sepolta è l'epoca che splendor dispensa.