Vieni a me, ispirazione cieca,
E fammi tuo umile servitore,
Dai tetri scaffali d'una biblioteca
All'impuro spirito di scrittore.
O sinistra, che nessun danno reca,
Dipingi di nobile lo mio core
E di genio l'indole che impreca
Quello mio indifferente fattore.
Perché la mia indole è malata,
E questo, per fortuna, buon Dio lo sa
Anche se ancora non mi guarirà.
E scriverò di una malvagia fata,
Che conobbi per caso tre anni fa,
Finché questo mio Genio non morirà.