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Uno sfondo adatto ad ogni storia
È sera,
Il cielo si chiude con un sipario di nuvole.
Un portone scuro a tenere fuori le stelle ed i pianeti viaggiatori.
Anche una Luna crucciata si nasconde al teatro del mondo
un piccolo grido prolungato di luce
E il suono del mare.
Quel mare. Là sotto.
E poi altro mare sulla distesa azzurra, a perdita d'occhio.
Forse un po' più basso.
A scoprire gli stinchi degli scogli.
A far respirare le coste deserte.
Un lampo lontano
sotto una riga di pioggia.
ed il sospiro del vento come un'impronta carezzevole.
Mi scaldava dolcemente le guance e la fronte.
Un guanto di dorato tepore.
Sembrava quasi avere un gusto, un sapore.
Mais? Pane caldo?
Burro?
Così si sarebbe potuto stare una vita
e potendo, anche una vita dopo.
E magari la vita dopo sarà tutta così.
Pensavo a come sarebbe stato bello
darsi davvero un abbraccio per rigenerarsi.
Spalmarsi di quello splendore di cose modeste.
Nutrirsi di quel semplice poco.
Ho aperto la finestra per fiutare l'aria di fuori.
tra le maglie larghe
s'infila un alito arricciato di freddo.
Una serata tanto larga
da provar soggezione.
Una nuvola di polvere
volava sulle ali avviluppate del vento.
Si allungava, si ricompattava,
mutava forma.
Come i pesci muti sott'acqua.
E nell'apnea dell'universo
si manifestava il prodigio.
Il miracolo del silenzio.
Le luci attaccano il turno di notte.
Un po' alla volta, si danno al lavoro.
incollate sulla linea dell'orizzonte.
L'odore di asciutto riporta a una notte perduta.
Come altre mille notti
a dare fuoco al tempo
quando non vedevamo l'ora di crescere
e andare via
e ora che siamo cresciuti
ansimiamo a supplicare e maledire il tempo per poter tornare indietro.
Da quel via in cui non siamo mai andati.
Già, partire per andare per non sò dove
Prima spesso sognavo di saperlo fare.
Mai distanze vertiginose. Mai salite impossibili.
Solo un posto lontano. A mezza via.
Come se su di me la nostalgia potesse di meno.
Un occhiata gettata lontano. Uno spunto abbozzato di ascesa.
camminando di lato e in avanti.
Un rettifilo insistito di passi uno dietro l'altro
percorsi sulla strada maestra,
fors' anche di una via di mezzo
vele dispiegate all'ignoto,
Senza quest'essere mulo che arranca tra le creste sassose
di franose macerie
sentieri di un unico percorso
tra sofferenza e solitudine.
In apnea tra le pagine di un libro da voltare
e non voler rileggere
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