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la vita
Si alza il sipario
la vita percorre
il sangue
le membra,
del corpo iniziato,
colui che è maschio
colei che è femmina,
dibattendosi all’inizio
dell’inesistente alba,
le scene dal buio
si insinuano nella nebbia,
dando spiragli di sole
inconfondibile nella sua alta fiamma
e coi raggi sfugge
dalla prigione fetale
riscaldando il divenire,
buio e ombra
si mischiano
nel fastidio del suo abbraccio,
di isteria e paura
nell’essere quasi
e nel progredire per aspettare la speranza,
ma il momento è senza pensiero
discriminato dal silenzio,
niente non è più niente
nulla non è più nulla,
spaccatura nell’atmosfera
della respirazione
vagamente ritratta
in posizione,
lo spazio su misura
per fantasticare
in sogni discordanti
dagli uni,
s’investono di un alito
di spaccato sacrale
nella pista aperta alla a,
alfabeto mimico
di mute sensazioni
dolci di dolore,
stanze di pensiero inferocito
e di paura angelica,
si insinuano nella pelle
che si fa vellutata
e senza apparizioni
dischiude nell’urlo
dei primi occhi sbattuti,
appare la luce della prima chiarezza
sensazione d’affanno
mancanza di protezione,
il tatto sente il pianto
accarezzato dalla vita,
la vita io guardo
le strutture affaticate
della costruzione dell’uomo,
lo spazio affaticato
dal primo al momento
che cade senza sosta
verso di se,
lasciando puri e vite strane alle spalle,
trascinarsi a cercare
l’equilibrio forzato,
mente sveglia
padrona nella curiosità
di un tempo ancora libero
a sciogliere nodi,
sentimenti di sopravvivenza
nella fonte del pianto,
ricerca protezione
nell’abbraccio nutritivo,
gioco di vita
nell’incoscienza
della corsa dei tuoi occhi
verso l’infinito,
che una piccola cosa può rivelare
al tuo tocco,
ciò che è pianto e riso
i primi venerabili passi
di gente in confusione,
maledetti passi diradati
nella confusione
di braccia protese,
cadute fatte di risa,
tu continui
preso nella trappola del tempo,
ti scuoti dal torpore venerato
e cammini il tuo passo infreddolito,
continuando un cammino
che qualcuno ha portato verso di te,
i pianti diradano la tua mente
mentre le tue risa
sfilacciano le pretese,
il tuo cuore batte sempre più forte
nell’incamerare soggetti di vita,
visi sconosciuti distolgono il tuo sguardo,
roteando gli occhi osservano
le fantasticherie di un modo
da toccare palpare mordere,
ottieni la tua dimensione
disorientata dall’immensità
della tua piccolezza,
e scopri la tua paura
universale per le cose che non sai,
trascinandoti prendi,
vuoi assorbirti nelle ampie
possibilità infinite,
ma dalle braccia
che reggono la tua utilità
nella felicità di un respiro,
c’è chi cade
in deboli proiezioni
e frantuma l’essere
come vetro in un burrone,
e dal vero roteare degl’occhi
la ricerca di colori vivi
si spacca nel buio che non sai cos’è,
o che forse hai
da troppo lasciato,
buio fetale
senza protezione
umana
protezione infinita,
ma tu non sai questo
e continui il tuo battito
secondo dopo secondo
senza conoscere la mano del freddo,
t’incammini sperperando
nella tua vita
tutte le conoscenze
di calore che ottenesti
per via naturale,
senza domande e pianti
la mente acquista mattoni
che recintano l’infinito
lasciandolo buttato come un vagabondo,
nel pianto ad aspettare
qualcuno che sappia coglierlo,
i mattoni crescono
nel tuo piccolo regno
fatto di muri, appoggi, fatiche, pianti,
i tuoi salti in giochi ipotetici
il tuo sguardo fisso
ad implorare pietà,
di cosa non sai,
occhi veloci che scorgono
il minimo movimento
di giochi fuggenti,
di cui fasi parte
e ti assorbi,
ma nella tua immobilità vitrea
abbracciato ad un filo di ragnatela,
stringi i pugni
in morsi senza effetto,
lacrima asciugate
da polvere da sparo
che puzza di crollo,
i sensi tuoi tutti
rivolti verso ciò che
è piacevole e ridente,
le differenze nella mente
si riscattano e
chiudono un cerchio
vicino al vuoto
che tende ad allargare
l’inviolabilità del tempo,
tempo compagno
di ogni più piccolo movimento
e pensiero di un lampo,
tempo che riscatta la paura
che non conosci,
ma che fai tua attraverso vibrazioni
che giungono alla tua capienza
riempiendola
di un pezzo di verità
e di falsa repulsione
al mondo che cresce,
falsa repulsione
autenticata da timbri di voce
finta guerriera
di lanci d’umana follia
che rompono
il tuo miracolo vivente
ma continua,
nel soffio di migliaia d’altri
continua anche se ci si perde,
cresci nella convinzione coltivata
cresci nella forza arrabbiata,
la tua ora felicità
è senza limite
sfocia con forza
attraverso le risa,
colpisce senza mira,
niente è logico nel tuo mondo,
in avanscoperta
niente è logico nemmeno per me
che osservo attraverso i tuoi occhi,
la tua felicità è nata
dalla voglia di essere,
anche senza posizione,
la felicità tua, vera,
senza forzature
senza ricerca,
scoppia nella risata
viva
che degrada
ogni forza che ti opprime,
ma le tue risa non hanno contagio
contro i muri di opposta realtà,
potenze alte in vertigini,
niente passa la barriera del vento
niente e così sia
ripetuto all’infinito,
non capisci i perchè scolpiti
nella barriera del vento
non li capisci
e su di essi
spegni la tua luce,
divaricando pupille
che spruzzano energia
ma che senza stupore si rabbuiano
dando un nuovo spaccato d’odio,
da cui
nasce voglia di violenza
senza nascondigli,
ma pieni d’immatura pazzia
nell’aria che chiude
la voglia di respiro
affannoso nella sua ricerca,
io forte di ciò che è
continuo in compagnia della storia,
e tu cresci nella storia
segui lo spaccato dell’anima,
i tuoi occhi
sbarrati
come sole in prigione
danno all’impresa di vita
la voglia d’esistere,
per poter gridare l’osservanza
dello spaccato dell’anima,
tu sei sempre unito
nelle particolarità
di spicchi di mondo
a felicità e tristezze,
la tua conquista di gradini
inizia confusa dalle parole
sparate nel nuovo astro
acceso all’interno della tua stanza,
tu ipotetico possessore
di ciò che sarà domani,
sei punto
per scalare
senza pensiero,
lanciato verso lontananze,
all’interno d’immagini di cemento
i tuoi primi passi,
all’interno di quello che può essere verità
muto
ma pronto a violentare l’essere,
muovi i primi passi
ma non scordarti lo spaccato dell’anima
che danza la tua paura
ad occhi sbarrati
all’interno della costruzione della tua mente,
ora sta scavando fondamenta
per pilastri,
sarà prigione
se tu non saprai assaporare
l’essere della vita,
tu nella prigione del buio
di ciò che il chiaro ha nella mano,
nella storia trascinata
non ci si potrà dibattere
senza paura di perdere
la parte,
senza lasciar naufragare
lo spaccato dell’anima,
divora la vita
nei tuoi primi passi
musicati dal battito nevrotico
di chi ti parla,
salvaguardia il tuo mare primordiale
attore di vita,
salvaguardia la tua scienza
di mistero senza legge,
ora cha sale l’aspettativa
nel girare di lancette
sali aspettando il domani,
mentre chi non sa
rimane fermo in azione,
che senza senso
accadono nel fianco
e storpiano il volere,
accantonando pazienza e gioia
e salti nell’infrastruttura
del fuoco gelido,
impedito dalle mani
di amputato incoronato solare,
la tua mente possa
digrignare i denti al sole
evacuare fontane stracolme
e sgambettare il tuo stesso passo,
che lungo strade ferrate
ti fa perdere la via
dello spaccato dell’anima,
cambia la tua struttura
e schiudi i tuoi occhi
verso l’orizzonte
che nel battito di polvere
porta nuove piccole verità,
enormi nella loro facile crescita
presentando davanti a te
muraglie di abito gelido e vivace,
schermate in protezione
di ciò che è mistero,
disperato crescendo cresci
sulla pozza della verità
che si alza in tremende vibrazioni
sbloccando la tua favola
che spegnendosi, rompe il presente
proiettando il futuro
nel palmo della tua mano,
disossata dall’incalzante varietà
di chi attacca il tuo essere,
nello spaccato dell’anima
ingessa la tua fermezza
e nella presenza
del momento di facile caduta
spingi nella direzione
dell’alito di verità,
inerpicando la marcia
della tua presenza viva
verso burroni di facile pericolo,
ma dove solo si può avere
certezze di mente,
non a facili risoluzioni
ma a spinte verso il centro
dello svolgersi continuo
dove chi attacca in momenti
cade
senza più la forza
di inseguire il riflesso,
scendi ora nella calma abissale
calma di acqua, in assenza
scendi e guarda l’intorno
dell’inverosimile ragione di vita,
popolazione di morte
scatta nella sua calma,
in precise sensazioni
che la sua purezza può dare,
in grandezza di vita
scopri lo sconvolgimento della mente,
verbali continuazioni
nella fatica
dell’anfiteatro della vita,
commedia recitata in quattro atti,
oramai progredisci
nella tua recitazione
scoprendo favole di versi infuocati
distrutti ed abbandonati,
la tua vita stringi
in pugno infuocato,
ardente nel peregrinare in stati di abbandono,
fino ad arrivare
alla certezza del tuo punto,
sicuro oramai nella tua vita
di linee chiare,
vedi la tua fiducia
distrutta ed esaltata
nel variare dell’atmosfera
di chi ti corre intorno,
ora i tuoi occhi ragionano nella mente,
senti tuo il mondo
e scendi al cospetto dell’umanità
misurandoti nella gara,
vedendo le ampiezze distorte,
scegliendo ciò che è
e ciò che potrà essere
forse un giorno in quel luogo,
varia il tuo modo di essere
nella sensazione di risveglio
dal sogno di profondità,
agisci nella conseguenza,
che l’esperienza
ha te nel ricordo.
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- Scusa... mi associo...
- Non voto e mi saaocio a Sara. Cialo Claudio
- Troppo lunga e troppo complessa e "pesante"... Scusami, sarà per la prossima... PS: non sono io che ti ho votato... mi sono astenuta.
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