La sera cala monotona e senza
un alito di vento,
un altro barbone si appisola
appoggiato ad un lampione,
dall’altro lato della strada
la stessa ritmica monotonia
di una lenta tastiera di pianoforte,
esercizi di scale di un bambino
che non ho mai visto.
Si susseguono gli intervalli
tra un’auto e l’altra, nel tedio estivo di una
periferia rumorosa.
Nella nitida imperfezione della
giornata, pesa un’aria gravida di sole,
scrivo sorridendo con le parole,
mentre il mio cuore va in pezzi,
in pezzi come tutte le cose che vanno in pezzi.
È notte alta, mi abbandono di nuovo
nelle acque del sogno,
come una barchetta di carta con i bordi ripiegati.
E al riparo di questo giorno,
mio immenso cielo mi faccio costellazione,
mentre le stelle ormai brillano in lontananza,
in attesa della loro alba.
Ed io ho il mio infinito!