L'orrore venne per strapparti
la dignità e la gioia,
nel vuoto inconscio dell'estate.
Tentasti a lungo di aggrapparti
alle tue vesti lacerate,
scura feritoia
che il cielo mai sfiorò,
che il mondo mai indignò.
E ti ritrovasti a piangere
e urlare, nel vicolo
dai suoni striduli e ovattati,
non più in grado di proteggere
la rosa sempre più indifesa.
Nella turpe attesa
il fiato si bloccò,
la vista si annebbiò.
Ti vien sempre più difficile
pensare, ricordare
quel rantolo di stelle in fiamme.
Ti rialzi e torni a camminare
nel caldo privo di tepore,
nel muto dolore
che il caso ti addossò,
che sorte ti portò.