Di quale inferno è figlia
questa valle perversa
che venni ad abitare?
S'inspira aria avversa
tra le foreste rade,
la terra gelata
sussulta di stenti
e pioggia più non cade.
Il Sole al dì s'asconde,
non s'ode più il mare.
Sembran pulsar di sangue
le erbacce immonde.
Mi par di vedere
un ultimo fiore che langue.
Lo devo salvare!
Mi chino, lo sfioro; scompare.
La corsa è disperata
al varco in cui m'attendi
superstite, vegliata
dalle ultime stelle.
Mi graffio la pelle;
che importa, non disti poi molto!
Ti sfioro e m'arresto,
il cupo sentore riappare.
Non sei tu; il tuo bel volto
fu ben più radioso.
Non mostri ricordo
e gronda il tuo tocco
d'un vuoto viscoso.
Esplode in un grido l'orrore:
crudele è quell'ombra
che impregna il tuo sguardo incolore.