Non siamo altro che l'eco di un grido.
Il grido di sofferenza che lanciamo alla nascita.
La stessa sofferenza che ci spinge a vivere o morire
Rincorrendo sfuggevoli felicità fra sofferenze e disagi.
Per tutta la vita.
Amara verita' che spazza via le false retoriche sul senso della vita.. O si accetta l'eco di questo grido o ci si inviluppa in se stessi rifiutando tutto e tutti e si compie il gesto estremo...
Mi auguro che non sia questo il senso di questo intenso verso.
Auguri di Buon eco.. per tutto il 2013
@Alessandro, mi fa piacere che hai fatto tuoi il senso dei miei versi penso che molti avranno modo di approfondire più avanti, come diceva Jim Morrison, queata è la vita più strana che abbia mai vissuto.
Ciao Franco, grazie mille per la tua recensione.
Il grido alla nascita è una metafora per spiegare che nessuno ma proprio nessuno vive felicità eterne ma piccole felicità spesso brevi conquistate con sofferenze, l'equilibrio fra felicità e sofferenza determina il cammino della vità. C'è chi vive una vita ad accumulare soldi credendo di aver raggiunto la sua vera felicità e poi si impicca, oppure il barbone che vive di sofferenze fisiche e solitudine in cui trova un vero senso per vivere. Non è una poesia introspettiva.