V'è un angelo che segna nostre porte
e batte i freddi vicoli, incurante
di false tombe su epoche mai morte,
di questa società determinata
a udire indifferenza smemorata
che dorme, nel suo incedere stagnante.
Quest'angelo sa sempre farsi aprire
e mai chiederà pane oppur denaro,
ma vecchie storie e foto un po' ingiallite.
Suo compito è soffiare dolceamaro
nelle soffitte d'allegrie sgualcite.
Ricordo è questo tenero soffrire.