Come mai potrò
rappresentare me stesso
in un teatro,
raccontando le mie invisibili follie
legate da versetti di un poeta ignoto,
che parla ascoltando
il suo sottofondo musicale
con cui tiene il tempo
quando, da seduto si alza
ed incomincia ad elargire con le braccia,
brevi imprecazioni sillabate
di motori al pieno delle forze
col rischio di esplodere
in tante piccole schegge di storia
parlata.