Sottile inqiuetudine pervade la mia anima,
ansie irrefrenabili scuotono il mio corpo
intorpidito da giorni opachi senza sole.
Sempre mi fu caro il calore del sole sulla sabbia,
il disco rosso nell'azzuro del mare al tramonto
o il colore dorato del grano nei campi.
Ripenso ai giorni interminabili delle estati da ragazzo
coi pantaloni corti e le scarpe bucate
a correre tra filari d'alberi in strade di campagna,
o alle risate allegre coi compagni
pedalando su vecchie bici senza freni
e parlando di nascosti desideri incontrollati.
Adesso che son qui e guardo il cielo
grigio di un mattino freddo e senza luce,
adesso che mi sento prigioniero
di un'età che non vorrei avere
e di un posto dove non vorrei stare,
adesso penso a quanto sia importante il sole,
alla luce che si irradia su persone e cose,
al calore che penetra nel cuore e nelle ossa,
ai colori vivi e forti e agli odori penetranti dell'estate,
e sto qui inebetito, triste e muto
a guardare le nuvole cariche di pioggia
e la gente che passa con ombrelli e sciarpe.