Dopo averle chiamate tutte per nome
la sera si addormentava abbracciando in una culla
le stelle
ha mal il suo cuore di sentirsi diverso senza una luce d'amore
e le stelle lo guardano
creando un guado di soli provenienti da tutte le età sorridenti del mondo
attraversano
il lago
semichiuso
dei suoi occhi
con navette spaziali
lasciando
su un guanciale di pietra
poesie
infantili
lacrime
portate dal vento
da cigni sognanti
anche se non sapeva più niente di sé stesso non era un extraterrestre eppur si sentiva estraneo a sé stesso come un deportato su un altro pianeta a tal punto da non aver più voce
iniziò in una notte di plenilunio a depilarsi le gambe a mordersi le labbra per renderle più rosse più gonfie delle sue palpebre
prima cera
di primavera
si risvegliava da un lungo intorpidito sonno
sapendo quanto peso di gravità si perde o s'acquista quando si trattiene qualcosa di fragile dentro boccioli di rosa
repressi
da attimi di spine frenanti quella leggera euforica follia di voler venir fuori in un balzo autentificandosi nel suo essere Amore
rese il suo corpo simile alla sua anima avvolta in una rete di luna aderente e sinuosa
si presentò trasparente nei suoi lunghi ondulati capelli alla luce del sole
sfidando tutti gli incornicianti un viso ancora sotto la forma di una nube sessuale