Entrai.
Non entrai in un negozio.
Entrai nell'eredità umana.
Sì lo ricordo quel piccolo cappellino da baseball,
sull'orlo del quale due piccole
macchie di verde
di nascosto macchinavo quel bianco
dove i miei pensieri
iniziarono a dilagare.
Ce li avevo davanti,
lui
il piccolo bambino e il suo papà,
quelle piccole macchie
erano diventate alberi,
alberi giganti
ed erba,
erba dove ci si rotola,
erba dove si corre,
erba dove ci si butta,
quando si è bambini.
E le grida, le risate, il sorriso
di quei due
mi stava davanti
e
ridevo anche io
perché
quegli sconosciuti
erano diventati mio fratello e mio padre.
Posai il cappello e la mia mano
lesta
prese un ditale,
uno di quei ditali che
solo le nonne hanno.
In un attimo quella vecchietta,
con quei capelli che probabilmente
erano
erano sempre stati bianchi,
mi sorrideva,
e sulla sua sedia a dondolo
cuciva quel maglione,
quel maglione
che infondo
sapevo anche mio.
Posai tutto e il mio mondo si frantumò,
ma io ero ancora felice
e
sentivo che avevo qualcosa in più
avevo rubato dei ricordi.
è forse questo il cordone ombelicale che ci lega all'umanità?