Lampi impavidi, luci invadenti
abbaglianti abbagli della notte
miraggi a luci rosse
occhi a infrarossi
miragli dei gigli di strade di città
nella notte illuminano il nulla della società
e si da assente l'autorità
seduta distratta davanti ai giornali
la solita perenne comunione universale
banalità del parlare ad alta voce
nel disprezzare tutto, nel credere in niente
La nudità presente impunità veemente
finemente impunita rose rosse che perdono la vita
di fianco a semafori, e a vetri di macchine ferme buie
la dove un amore si compra per ore di lune grigie
Miragli della sera, rossi all'imbrunire
aranci di sicilia maturi al punto giusto
giudicati da chi non è nè Dio nè cielo
giudicate da chi, è forse gelosa e cosparge veleno
Emarginate costrette o voluttuose
son tutte fate che all'alba vanno alle gambe ripose
dee bramose di ansie ansiose, e alcune paurose
bellezze di vanità dee dilettuose
di santo pudore e casta carnalità
di sacro pudore e demoniache carnalità