Il rumore del mare contro gli scogli.
Cammino senza motivo, senza mani, senza viso
e cado nella nostalgia di un ricordo indesiderato
come il fischio di un gabbiano
nel angolo buio dei fiori,
come la celebrazione degli ultimi giorni
sulla tazza fredda del digiuno,
amaro come una radice,
freddo come il vento.
Sono consapevole che morto il desiderio
nulla rimane,
un corpo senz'anima,
un'impronta che l'acqua cancella,
l'idea del ricordo in una sfilata di chimere
ed il sogno continua
ma ha perso.
Il fischio finale di un gabbiano senza cielo,
niente blu,
nessun ramo che aspetta.
Confido nella monotonia del rimpianto
che di tutte le terre è la più piatta,
un eccesso di luce mi asciuga gli occhi
il suo solletico per un secondo
mi da un espressione felice
e tutto è pace assoluta,
perché nulla risuona in questa aria di secondi che vivono.
Vorrei brillare
ma fa male
e il silenzio non è mai stato una risposta.
Con l'aiuto del vento il salice mi saluta.