Aspettavo...
tra cinque minuti la porta si sarebbe aperta
e Lei sarebbe entrata:
la grande Mietitrice.
Avrei voluto parlarLe...
l'ultimo desiderio è concesso
almen così si dice.
Varcò la porta senza aprirla
e... me La trovai davanti!
Altissima,
mantello nero e lungo,
la falce a sfiorar il soffitto,
Il volto un nulla nero oscuro e vuoto.
"Le chiedo una piccola cosa"
dissi
"ParlarLe solo due minuti...
Quando muore una persona cara si prova un gran dolore.
Lo provai la prima volta quando mio padre
spirò tra le mie braccia.
ed emise quel terribile ultimo rantolo
che ancor ricordo.
Mai dimenticherò gli occhi di mia madre,
che cercavano i miei
tra medici e infermieri che attorniavano
il suo capezzale.
Fù l'ultimo suo sguardo.
Questi dolori mi son rimasti nelle carni,
ma, col tempo, lentamente,
han trovato quiete.
Ma so,
e di questo son sicuro,
lo giuro,
che non potrei sopravvivere alla morte
di colei che riempie il mio universo.
Per questo
desidero che ci facesse uscire assieme
dal teatro della vita.
Se non assieme, allora almeno io per primo,
anche se, lo so,
conoscendola bene,
come pianta recisa
pian pian si seccherebbe."
L'alta figura si piegò
e, faccia a faccia, mi guardò.
Poi,
roteando il gran mantello,
si girò
e la porta trapassò.
Ah!
Dimenticavo...
non odor nauseabondo le aleggiava attorno,
ma, odor di gelsomino...