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I cantici tra terra e mare
- Il canto della sirena -
(Marinaio)
Dal mare sorse la sirena.
Bella, di una bellezza magica,
di schiuma bianca e di madreperla.
Cantò, nel coro di risacca,
e il mio cuor di marinaio li morì.
Di quell'incanto tenero,
del magico e struggente istante,
in cui l'onda bacia la terra,
e da essa, poi,
fugge via,
che non la si trattiene,
per quante braccia forti si possa noi avere.
Torna ogni notte quel tormento,
in quel gioco sadico di pietoso amore,
in cui chi dona un attimo di vita,
poi te la toglie,
ma perché sa che,
senza quell'istante,
di dolcissimo dolore,
non ci sarebbe vita alcuna da cui poter morire.
-Il richiamo dell'onda-
(Sirena)
Sopra alla roccia brusca,
zuppa di alghe e schiuma,
con le sue gambe forti egli si chinò.
Come ad abbeverarsi di azzurra trasparenza e sale,
con la sua bocca avida d'amor,
si abbeverò di me.
Ad ogni imbrunir dell'onda,
sul ciglio del mio mondo trasparente,
vedo i suoi occhi bruni smarrirsi dentro al blu.
Silente è il suo richiamo,
ma canta dentro me,
con suono di marosi,
come fosse un fortunale,
sento la tempesta che là mi porterà.
Verso la scogliera, dove m'infrangerò,
come se fossi un'onda che muore sullo scoglio,
ma ci ritorna ancora perché sa,
che senza questo amore,
comunque,
d'amore morirà.
-Primo cantico ( cantico della rinuncia)-
(Marinaio)
Che pena ogni distacco,
quando lei ritorna al mare.
Unico altro amante cui non possa rinunciare.
Perché dell'amore suo e del suo caldo seno,
rimane solo questo vuoto che mi riempie di veleno?
Ma quale altro amor, maggior di questo mio,
può trascinarla in fondo,
dove non sono io?
Se allora io non basto a renderla felice,
che altro posso far,
se non lasciarla andare.
È così tanto quanto l'amo io,
che il bene suo è, per me,
il bene più prezioso,
più del bene mio.
(Sirena)
Eccolo che va,
oltre il bagnasciuga.
Il mare è padre mio, non suo, e gli fa paura,
non resta che la fuga.
Sua madre è terra,
e vento sulla pelle.
I suoi occhi bruni cercano le stelle.
La strada è il suo destino e,
se me lo chiedesse,
io mi farei portare,
ma il bene che ha per me non lo farebbe andare.
Ed io che l'amo,
più di ogni altra cosa,
proprio per l'amor che ho per lui,
mai sarò sua sposa.
-Primo cantico del mare-
Ti ho visto amore pavido,
morir senza combattere,
senza di lotta un livido.
Ti ho visto specchiarti nella acqua mia come fa narciso.
Fiero di te, e di saper morir
con sulle labbra l'ombra amara di un sorriso.
Lasciare impronte sulla sabbia,
che l'onda di risacca cancella senza sforzo alcuno,
se non quella di trattener la rabbia
dello sprecato amore di Nettuno.
Attendere, lodando quel dolor che l'abbandono annuncia.
Pavido amor, che amor non è,
al vero amor non c'è scampo ne rinuncia.
Non da facoltà di scelta alcuna.
Non c'è vita se amor non c'è.
È come il mare che diventa una laguna.
-Secondo cantico (cantico della metamorfosi)-
(Marinaio)
Per te io imparerò a nuotar come un delfino,
che verga la sua scia su questo immenso mare.
Accetterò per te il mio liquido destino,
e cambierò me stesso per poterti amare.
Saluterò il cielo e le brillanti stelle,
perderò le gambe che in pinne mi farò mutare
Vivrò nell'onda forte, con il sale sulla pelle,
così che in te io possa naufragare.
Dentro al profondo blu,
con te tra le mie braccia,
mi scorderò del mondo che lascerò quassù.
Come si scorda il vento nei giorni di bonaccia.
Come un amore che è partito e non ritorna più.
(Sirena)
Amore mio del sole e del vento tra i capelli,
con gli occhi alzati al cielo,
a contemplare il volo degli uccelli.
Ho scelto il mio destino che ora ti rivelo:
dovunque sia il tuo mondo,
ci voglio stare anch'io.
Così questa sirena, dal mare più profondo,
alzò il suo canto di preghiera ad implorare Dio.
"Mai più, per me, la schiuma bianca e il mare,
via la squama argentea e il bianco della lisca,
ma dammi gambe forti che possan camminare.
Il tempo del mio mare è tempo che finisca".
Per te, grande amor del cuore mio,
all'azzurro padre ho già dato,
il pianto dell'addio.
Un liquido salato,
che porterò con me,
come un eterno ricordo mai scordato,
come eterno è quell'amor che m'incatena a te.
-Secondo cantico del mare-
Ti ho visto amore stolto.
Renderti ridicolo con il tuo sciocco errore,
che, se n'avessi uno, il riso avrei in volto.
Cambiar l'anima per amor, vuol dir amor che muore.
L'amore vero è somma, non rinuncia o compromesso.
Su questo non esiste dubbio alcuno.
Non è mai motivo per negar se stesso,
ma semmai di due destini farne uno.
Il proprio io, per amor, mai si rinnega,
o si disperde come un fiume che tracima la sua sponda.
Diventa un pesce che nell'acqua annega,
od una barca che senz'acqua affonda.
-Terzo cantico (cantico dell'inevitabile)-
(Marinaio)
Quando se ne va, e mi lascia sulla riva,
neppure più un momento senza lei io posso stare.
Ho dentro quel dolore che mi divora come fosse cosa viva.
Che importa se nell'acqua io non posso respirare.
Se non c'è lei con me, comunque non respiro,
mi coglie lo sgomento ed un'angoscia disperata,
Sono un pesce senza l'acqua e lentamente spiro,
come se l'aria intorno a me non possa esser respirata.
Non l'abbandonerò nel frangere dell'onda,
e anche se le membra più non sanno sollevarmi,
con lei l'anima mia galleggia, anche se il corpo affonda.
Così io l'amerò ancor per quell'istante, prima d'inabissarmi.
(Sirena)
Ora se n'è andato oltre questa spiaggia
sento mancarmi il fiato e mi par di soffocare
Dagli occhi scendon lacrime come fosse pioggia,
e dentro questo pianto mi pare d'annegare.
Da questo giorno in poi non lascerò il suo passo,
e sfiderò con lui la terra aspra e il vento.
Così se arriverà la morte a chiedere l'incasso,
il mio cuore morirà, ma morirà contento.
Così nella mia bocca, con l'ultimo mio fiato
non ci sarà dell'acqua il sapor del sale,
ma la saliva dolce del mio amor per sempre amato,
ed il buon gusto eterno di un amor che vale.
-Terzo cantico del mare-
Eccoti amore che asciughi me, e che la terra inondi.
Quello che all'onda forte si oppone e non le sfugge.
Ebro di te, neppure alla morte ti nascondi.
Anche se a fatica striscia, il tuo cuor alla lotta non rifugge,
e senza timor del tuo passo incerto
non ti rassegni a soccombere all'arido deserto.
L'amore vero non è mai scelta o opzione.
Non ha valore certo, come l'oro od il petrolio.
È piuttosto una dolce dannazione,
a cui puoi sfuggire solo per non perdere l'orgoglio.
Non è per nulla detto che sappia renderti felice,
e, come si pensa, debba essere vissuto da due cuori.
L'amore vero sta nel ventre e, come un araba fenice,
vive anche se arso dalla vita o da altri amori.
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1 recensioni:
- davvero stupendo... sognate...
- veramente bella
- Bellissima Tiziano... come se fossi un'onda che muore sul ciglio d'uno scoglio...
- UN PICCOLO GRANDE POEMETTO DILIGENTEMENTE COSTRUTTO... SCUSAMI TIZIANO... IL GUAIO È CHE NON CONTROLLO MAI QUELLO CHE SCRIVO...
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