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La mountain bike
Era un dì del mese di maggio, che quel giorno di mattino,
per chi passava in una strada del bionese,
avvertiva un'aria nuova,
che non era di sicuro, come quella che in quel sito, normalmente la si trova.
Infatti la ragion di tal variante, la dobbiamo,
ai mille ed ancora 500, che montati in bicicletta,
percorrevano felici, le strade valsabbine
con interesse e giusta fretta.
E passando nel bionese in contrada bersenico
sempre detto quel di sopra, si vedevan aprirsi,
porte e finestre e salutavano i ciclisti, transitanti in quella via,
creando una atmosfera di ritrovo e compagnia.
Ed ogni viso che incontravi avea gli occhi illuminati,
senza ombra di un umore,
e pronti a cogliere l'amicizia e scacciar ogni rancore.
I ciclisti ad un crocicchio, potevan misurare la fatica e così calcolare,
senza fretta, il consumo del percorso, e valutare con coscienza,
se restare ancora in gara, o ritirarsi e riposare.
Dunque valutato quanto udito,
pigiano sopra i loro pedali e, si avviano sicuri, al traguardo stabilito.
Così con la gola rinfrescata, affrontano, fango, sassi e rampe,
che induriscono i polpacci e dolenti fan le gambe.
ma il ciclista noi sappiamo che è figlio del pedone,
ed anche se colto da gran fatica,
non abbandona il suo biciclo e con quello si sostiene.
Noi sappiam che l'uomo sapiens, nella sua evoluzione,
inquina troppo madre terra, ma il ciclista coi suoi pedali,
nulla sporca a tutti noi,
e vorremmo che anche gli altri, siano pure come lui.
Infatti la bicicletta non ha motore
non consuma carburanti e non rilascia alcun odore.
Lei va avanti col ciclista che la spinge coi pedali,
viaggia ben sull'asfalto, col gran traffico si misura,
ma il pedalator sa come fare e, non rinuncia per paura.
Prende poi la mulattiera piena di buche ed altri intoppi
e lui spinge volentieri,
come il gioco suggerisce e resta fisso nei pensieri.
Sa anche andare oltre l'asfalto, su strade non più usate,
divenute pedonali, sulle quali, gli avi nostri,
trasportavan l'occorrente con il tiro di animali:
e dunque noi rivolgiam loro, un ricordo ed un pensiero,
perché quel che ci han trasmesso, val per noi un buon tesoro..
E Il tempo, la memoria e l'incuria,
non cancellino quelle pietre solcate dalle ruote ferrose dei carri,
che sono ricordi dell'uomo, che ha sofferto fatiche, paure ed affanni.
E noi in nome di quei conducenti,
che le dure sgalmere -scarpe di legno-avean nei piedi,
ed in tasca il brostol, di calda polenta in un panno,
ci impegniamo che la corsa continui, ancor meglio il prossimo anno,
e molti altri, che di sicuro verranno.
Ora noi salutiamo e diciamo grazie agli atleti, gli organizzatori ed ogni sponsor, che danno linfa e coraggio, nonché tutti gli altri convenuti,
verso i quali ci sentiamo onorati,
di essere da loro, cordialmente qui ascoltati.
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- prosa molto apprezzata complimenti
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