Quasi a l'era morta la speranza
dopo sì tanto tempo
dopo sì tanto camminare
e coglier volti col non saperti
cosa dire
cosa fare,
toccava sempre a me quello cercare
reietto tra una folla di componimenti,
sì che le cose che dimandavo e pur chiedevo
in grazia d'omo venivano ora negate,
ho datemi sol come matasse ingarbugliate.
Cento saranno stati li ritorni a casa,
stanco, piegato e attonito men stavo,
pur sempre vestuto della mia povera armatura,
il destriero?
lo vecchio ronzinante
del Don Chisciotte
cavaliere errante.
Per armatura un saio de penitente,
chi mai avrei potuto sfidar a singolar tenzone?
Era lo core mio che lo dicea:
Se non dai l'acqua a quel gambo verde di speranza
tutto è finito.
E forse meglio sarebbe stato andai pensando ammutolito
e invece all'improvviso
ecco cadermi alli piedi mia con tonfo secco,
come l'aquilone che finisce la su corsa
su per gli azzurri cieli,
un rotolo di pergamena col sigillo grosso e rosso
della Costanza.
Lo prendo come fosse un fior mai veduto prima
e srotolandosi nelle mie mani
ebbi davvero a cogliere una vittoria.
Ora lo core mio che la ragion sempre avea tenuto
ride come quel bimbo
che tira a far volare un bellissimo aquilone.