L'ultima volta che gli sussurrai
speravo tanto che mi comprendesse,
che facesse un segno, si movesse,
un segno lieve, almeno con le ciglia;
ma non si mosse e rimase fermo.
E tanto fu la meraviglia
vederlo immobile supino ad occhi fissi,
quasi intento in un pensiero,
e ne sembrava fiero.
Lo guardai ancora,
mi chinai sul letto, lo baciai,
gli accarezzai la mano,
me lo strinsi,
ma invano attesi la risposta.
Così stanco mi sentii nel cuore
che sembrava l'aria mi mancasse.
Tanto costa saper che se ne muore
il fratello da sempre tanto amato
e che tanto m'amò e insegnato
a viver questa vita incrudelita.
Fattasi l'ora che dovetti andare,
sull'uscio m'arrivò una coltellata:
si girò, si mosse,
forse gli scorsi un baglior di pianto.
Impossibile scordare quell'occhiata.
Un rimprovero, per caso un suo rimpianto?
Mai lo saprò ma tanto lo vorrei.
Sento un rimorso come fosse accusa
e da sempre vorrei chiedergli scusa,
se così fosse e se avrò sbagliato.
Chiariremo quando ci vedremo;
non manca molto al salto programmato,
ci stringeremo forte, lo terrò abbracciato.