Vergognandomi
di essere un essere umano
infedele al giorno di me stesso
esco
- radendo il pelo dei muri -
solo di notte
quando l'intera città dorme
prima
dei duomi dell'alba
prima
che gli uomini escano a distruggere la silenziosa poesia della notte
tramutandomi
in occhi di gatto
con un balzo felino
saturo
di stelle
da finestre lasciate sempre aperte
rientro
a casa
cercando
di riscattare l'immagine sognante dell'onnipotenza divina
dalla topaia
in cui è finito l'infinito