Il cielo respirava
un canto mite, lento
Muovendo appena il velo
già grigio
di un tenero tiepido mattino.
Soffiava piano, carezze gentili
su frotte di spighe ripiene di sole
E mormorava, voce sottile
fra betulle gracili e stonate
sul canto allegro dei fringuelli.
Così vibravano, al vento
sui fusti esili e chiari
le chiome folte, d'argento:
Come i cuori incauti e speranzosi
che allora avevamo in petto;
Palpitavano anch'esse,
cuori in cielo
E lui le vide, tanto belle
ma altrettanto ingenue
fragili e leggere
Così si sciolse in lacrime, il cielo
in un sussurro fine
sommesso
E pianse a lungo, fino a spargere
anche i suoi ultimi caldi umori.
Si piegarono, le spighe
Si quietarono, i rami
E si sparsero, col vento
nell'aria umida di pioggia
anche le nostre, brevi
già remote emozioni.