Il tocco tuo m'inebria
come una coppa d'idromele,
m'offusca la vista,
che muta sì tosto all'ardire.
Abbandonata è la temperanza
per un protervo slancio
di lussuria;
agognato è 'l corpo tuo
come aria,
fugace è 'l guardo,
fatto liquido e libidinoso.
Votato a l'inerzia è l'ingegno,
è il cerebro avvolto da
fiamme lascive.
O folgore,
baluginio de l'intelletto,
il ventre mio nutri
di rinnovato piacere
ogni volta che le membra tue
mi sussurrano erotiche
su la pelle.
A te, mio cavaliere,
mi dono pei soli a venire.