Mi tolgo le vesti,
le vesti che indosso,
sguaiate e pacchiane
son solo sottane,
che si riversano a terra
come acqua di antiche fontane.
Mi gusto quel pane
che m'offristi per caso,
è un cibo gentile
dal gusto un po' amaro,
che si sfrega sul naso
della mia ignoranza.
M'alletta la sfida
di vivere piena la vita
e l'affronto così:
affondando le mani,
tirando la melma,
sollevando la gonna,
lisciando gli scorticati sentimenti,
lasciando al mondo i giudizi.
Ti ascolto amico mistero,
sei un motivo in più
per legger la posta volata,
quella che arriva
senza che il postino
l'abbia consegnata.
Mi dispero sul nulla
e di nulla io rido...
... forse un giorno
a questi poveri segni grafici
daremo eufonia...
quella sgraziata
della voce mia!