Uomo di fantasia e appassionato artista
che per necessità diventò scarno elettricista
nel mondo hai cercato la tua parte
ma è nelle mani che avevi la tua arte
e con la creta e una semplice matita
la forma informe in te prendeva vita.
Un vaso, una piastrella e due listelli
se li trattavi tu, potevi farli belli
e da un pallido rettangolo di foglio
usciva per incanto un bel coniglio
o un cane o un gran casale o un cacciatore
come nei trucchi di un prestigiatore.
Mi sentivo un povero di fronte all'arte vera
di adoperare una misera tastiera
e mi ricordo ancora con la mente tesa
quando ti accompagnavo a far la spesa,
ognuno ti si inchinava con quell'eleganza,
quel calore autentico, non solo deferenza
non a me soltanto ma a tutti eri simpatico,
niente etichetta di burbero polemico
una nomea attaccata con lo sputo,
si è liquefatta dietro quel saluto.
Forse da te io ero il preferito
ma non mi risparmiasti dall'aver sorbito
il tuo rimprovero severo ed accorato
per tutto ciò che non ho mai mangiato
o per quel libro bello e rilegato
che dopo il suo buon uso io ho lasciato
forse per gioco oppure per far scena
esposto alla pioggia sopra l'altalena,
mentre il tuo antico testo in buono stato
dal '24 rimase conservato.
Eri meglio: nei principi, nell'arte e nel mestiere
e mi rimaneva solo da pensare come io ti potessi compiacere.
Poi una sera, dopo un giorno dal dottore
hai salutato tutti in poche ore
con la mia stessa paura di soffrire
che ti portò in un attimo a morire.
Anche per me restò fisso quel timore
che porto uguale ed identico il tuo nome.
Nasceva oggi, è passato quasi un secolo
la tua virtù, non mia, sembra un miracolo
di gioia, arte, serietà ed emozione,
di quello che per alcuni era solo un brontolone.