Un infante piacere che sorseggia
il diletto di un infinito onirico.
una cadenzata gioia che non si soddisfa
di spirare in gelide e raggrinzite fauci.
Anelito strozzato da infingardi inganni
come riverbero debole, intestardito da una coltre di nubi
che trillano in cieli cupi e crespi
quasi come a voler serbare memoria di loro.
Ed il mio vuoto è letizia infinita
che solo un tuono incastonato
in minuti fili di rame e d'argento
può scostarmi a vita intera.
Vitalità esanime di tutto ciò che ho accanto
e che, come fiacco soffio, abiura
il suo principio fautore per congiungersi
a principi soltanto da oscurità partorite.
La cupidigia bruna, brulica la brama di bronzei abeti
che ordiscono sottili trappole dorate.
E la rivalsa copre il crespo corpo
di un animo stolto, stracciato e stremato.