Da un terrazzo con cicatrici di pietra
in un silenzioso blu profondo osservo il cielo.
Pezzi di nubi si rincorrono veloci
come soffice ovatta impazzita.
Bianchi muri si vestono di luna
mostrando i solchi del tempo
senza vergogna.
Un uccello notturno grida
la sua disperazione alla notte.
Vedo la parete di fronte
mutare in un vecchio schermo dalle
immagini sbiadite, ricordi di feste lontane
e tanghi figurati, sapori di dolci
e odore di lavanda.
I volti sfocati non li vedo più, sento
le presenze e un calore nel cuore.
Lo sguardo si fissa, un morbido gatto
galleggia sul parapetto di fronte,
nei suoi occhi d’ambra
leggo il titolo: “la mia vita”.