Solfeggi del vento
t'increspano il crine,
destandoti a stento.
Sei cinta di spine
sui fiori di cardo.
La quiete silvestre
non monda il tuo sguardo,
quegli occhi sí assorti
che paion finestre
sul regno dei morti.
Coltivi incurante
insane passioni,
dolori nascosti.
O vuoto sembiante,
non sei quel che fosti.
Non smorza tue ustioni
il fresco che scende
né il ciel ti ristora:
non scorge l'aurora
quel capo che pende.