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Sulcis

Guisa possiede
l'indomabile, ancestral carbone
di sangue incandescente
orgoglio intangibile d'isolana tenacia.
Pittore ingovernabile
si scorge questo frastagliato cuore
a disegnarsi il mare sulla pelle
dagli anfratti mai complici del sottoterra,
perchè per carezzevole salotto
abbia questa infida miniera
il fresco immortale del mio esserci.
Scintillano onde in superficie
che mai udrò nè m'udranno
nenia di cristallo siano
per la voce della moglie che non abbraccio
e dei pargoli cui leggere non posso favole.
Luce fioca e serpenti di buio
scelto m'ebbero per alleato di destino
nulla mi parla d'aria o cielo
se non questi volteggianti pensieri.

 

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3 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 17/07/2013 06:13
    Lo trovo un lavoro degno di gran parte della nostra classe politica che manderei in miniera a svolgere la loro attività, senza benefit, senza confort e senz'aria condizionata. La luce e i divertimenti, solo a discrezione della loro fantasia. Lo stipendio, una volta e mezza quello dei minatori, ma solo perché non ci sono abituati.
    Questo mi viene in mente. Bravo come sempre Cristiano!

3 commenti:

  • Anonimo il 17/07/2013 07:01
    Comunque credo che sia un duro lavoro...
    Bravo Cristiano, che tratti sempre argomenti attuali e interessanti scritti in poesia...
    Complimenti.
  • loretta margherita citarei il 17/07/2013 04:13
    bella dedica, piacere leggerti, sempre
  • cristiano comelli il 16/07/2013 21:55
    Non so come sia la vita in miniera, di chi ci lavora, intendo. Posso congetturare dai resoconti che ascolto attraverso il tubo catodico. Mi piace però pensare che quel buio così opprimente e alla fine amico-nemico di chi a braccetto d'esso vive possa suggerire ai pensieri una luce estremamente vivificante. Pensieri che nel buio scintillano, lo perforano e si fanno cielo, forse anche preghiera. Preghiera per gli affetti lasciati in superficie e perchè essi possano sentire, nei pensieri di chi li ama, di non essere soli.

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