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Bianca d'etereo fulgore
Tenere in braccio un raggio di luna non è facile
per timidezza è sfuggente
per caparbietà è ostinato
per indifferenza è freddo
farsi raccontare
come si staccò dalla terra
con il passare del tempo
divenne difficile
anche per i Suoi più intimi corteggiatori che pur denudandola nel brillio splendore del silenzio trovarono solo un vuoto che non aveva risposte
-so solo che sei un pezzo di me che brucia ancora caldo per collisione nel mio cervello fra il colle di un Sion perduto e una irrespirabile atmosfera terrestre -
bianca d'etereo fulgore
Ti ho vista correre in mezzo ai campi magnetici della notte
tracciando deboli chiarori di linee
uscite dall'argentato strappo del Tuo vestito da sposa
-sotto il Tuo mantello nascondi un mugolio di stelle -
dissetate da pallidi oli balsamici
tutte le cenerentole dei boschi si sono offerte in bocca di rugiada alla magia sofferente del Tuo principesco cercarti in Amore
le Tue gambe falciano ancor oggi gli steli dei miei pensieri
che cercano di trattenerti fra il misero benessere di due spighe di grano ed un papavero rosso imploso dall'umidità del terreno su cui aravo i miei sogni con il vomere di un aratro avaro nel risvolto del bavero
da quale chiesa sei fuggita non lo saprò mai
né come sei entrata nel volto del mio cuore attraversando in marea crescente una zolla di porta chiusa in bolla di vetro per consegna urgente del vero
-dove andò la gente di Ur quando la voce del Signore la chiamò ad un terra promessa che mai fu una messa né una benedizione eterna ma la nascita di una interminabile ressa e di una pace eterna solo nella resa -
forse
scappi da un Amore troppo sconvolgente
e
forse rincorri un Amore ancora più grande
o
ben altro cerchi
so solo che vai con un assolo di sguardo
verso un orizzonte ancora più lontano del lontano
- è il terzo quarto d'ora con cui ogni giorno arrivi da me in ritardo mi devi tradire con un altro androne dai cortili interni più ampi dei miei -
seminando canti scritti in note di musicali diari
che solo Tu
rifletti nell'anima degli uomini
nel rosseggiar delle prime luci dell'alba
puoi far fiorire avvinghiandoti al mio petto in cibo
ansimante
nell'inseguirti
fra bagliori di edera
incendiati dal sole
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l'autore Vincenzo Capitanucci ha riportato queste note sull'opera
Secondo una nuova teoria medica votata da camera e senato è meglio mangiare un cavolo che una mela... si ho scritto proprio una bella cavolata ma almeno ho trovato un aforisma...
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3 recensioni:
- molto musicale, versi fluidi e magnetici...-un cavolo al giorno toglie il medico di torno?-
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