Ancor prima di scorgermi vagito
divina e indomabile Cina
ti adorai e coltivai
forza intangibile di leone
possedevi per me e in me,
fierezza sublime del cammino
dell'uomo di missione intriso
del conquistarsi per conquistare;
tenue e ancestrale mi baciò
il sorriso dei tuoi vicoli tremanti
germogli or feroci or carezzevoli
fuor questi miei movimenti
eternamente diversi
eppur eternamente uguali
che nome ebbero d'arti marziali.
Mai saprò
se essenza fu del mio combattere
fendere l'aria
o fermare la storia,
mosse laceranti ricamate dalla voce
di sottrarsi al risucchio
d'un precoce, vigliacco
appuntamento con il mio annientamento.
Arde laggiù
tra le labbra tinta fuoco e rabbia
di Pechino e Shangai
l'urlo estasiato del primitivo furore.
Trentatrè età mi furono alleate
scudisciate velenose
sulla mia pelle vergine
o scrigni di endemica saggezza orientale.
Il respiro mi tolse il saluto
alfiere di un invisibile presto
che spezzò la debole daga del tardi.
Fui e solo volli essere
Bruce, poeta dell'idillio di granito
tra coraggio e quella vita,
che mi svanii traditrice tra le mani,
come esile punta di matita.