I tuoi occhi sono
come i monili d'estate;
in una sola stagione
perdono tutto l'oro
l'argento e le perline colorate.
Era scritto sul giornale
che saresti arrivata
o tra le strisce di foschia
che investono la luna.
Come galassia roteavi
cospargendo la sabbia
di frammenti di filigrana
oggi insignificanti
di particelle di verbi incognita
dove il passato e il futuro
erano iperbole profumata
mentre già il presente sudava
sulla tua pelle bronzea.
Non ti vedrò mai più e
non voglio vederti
neanche se mi guardi;
ti ho detto addio all'ultimo
tramonto, prima non ne ho
avuto né voglia né tempo,
ho inventato scuse con
la tua stessa bocca che
raccontava la notizia del giorno
nell'orecchio della conchiglia
mentre le tue dita si intrecciavano
sulla tua gonna a fiori.
Non voglio più guardare il tuo
sguardo scintilla che simula contegno
e invece brucia e si opacizza
dopo aver sfidato il sole.