Rantola un calore mai sbiadito
nel forno che ieri come oggi
grembo instancabile fu
di fragranza
e ineffabili e sfuggenti aromi.
È una preghiera
baciata da tenui soffi di farina
questo destarsi sottobraccio
al sole che il primo
assonato canto ricama
dei miei primi impasti di giornata
vigile e amorevole
custode e demiurgo.
Consegna il mattino
di discreta rugiada intriso
le chiavi che il segreto plasmano
di ancestrali,
eppur sempre nuove
sculture di lievito:
ben ritrovate a voi,
seducenti michette
benedizione siete
d'un sapore transeunte
da gocce d'eternità corteggiato,
brioche di spumeggiante crema.
Giocano con sguardi
color languore e desiderio
frammenti di superbe focacce.
Ogni forma
madre mi è eppure così figlia,
chè ogni creatura sfornata,
vita per me diventa,
che in senso compiuto e basaltico,
si è magicamente rivelata.
Nulla orfano di te sarei pane,
di te ogni volta mi narra
il traboccante firmamento,
conducendomi nel libro dorato,
del fruscio maestoso del frumento.
A te lode, pane
sopraffina estensione,
di un'inconsapevole ma sincera orazione,
danza irrefrenabile di gusto,
che con mille labbra celia,
par quasi tu sorrida,
orgoglioso e gaio;
grazie d'esserti fatto privilegio,
di quest'umile cuore di fornaio.