Traccio solchi con la penna
come un aratro sulla terra,
lo faccio con rabbia,
con l'insolito urtante dolore
che devasta campi
nutrendo col nulla
rancori gorgoglianti
echi di un fiume in piena.
Il cielo cupo emana bagliori viola,
l'aria percuote la terra,
mugghio del mare
lento battito liquido
sul solido, nero asfalto.
Qui finiscono le immagini
nel dipanarsi delle nubi
tra le strette dita che stringono le mie,
mi cinge sulla nuda spalla
il raggio del sole
tanto amato, desiderato.
Pronuncia il mio nome
la voce silente di chi amo,
lo leggo l'amore nei suoi occhi stanchi,
"nel palmo della mano
come un tesoro custodisce il mio cuore."