Sbatte le ali contro l'angusta gabbia. È sfinito;
ma non può arrendersi: non aspetta altro l'uomo aldilà,
e sa che presto o tardi avrà la meglio; ancora una volta.
L'oscurità è calata sul crepuscolo all'improvviso. È debole.
Si posa sul fondo della gabbia e chiude gli occhi: "è finita."
(Un mare lo sospinge alla deriva, laggiù dal cielo) ...
E all'improvviso è giorno, pungendo le sue palpebre.
Un canto lo distrae dalla notte. Si tira su, ancora tiepido:
non vede nulla. "Sarà ancora buio"; ma il canto perdura.
Si scaglia contro le sbarre - il dolore fisico non può ucciderlo
quanto quello afflitto alla sua dignità. Ali spezzate, occhi serrati;
cos'altro ancora dovrà meritare per soddisfare la libertà dell'uomo?
Rinviene che è ancora buio; ma rammenta: è cieco, adesso.
Nessun canto si ode questa volta. - Sei ancora lì?
Il silenzio lo atterrisce, pensando al peggio. - Non sei solo.