L'amore muta anche noi,
d'effervescente crisalide orma
sbarazzina ora,
ma sempiternamente inquieta.
D'arcaici sensi sublime ostensione,
nome del nome d'un palpito,
subbuglio calcolato eppur sfuggente,
del confuso peregrinare dell'anima.
Ci muta, l'amore,
in cascate di luminescente catarsi,
ci sospinge ed echeggia,
alchimia tremebonda e a volte complice,
di sofferenze
di frasi sconnesse intarsiate.
Le discese raggelanti
l'amore desquama
perchè solo l'arcano padroneggia
di conceder nuova pelle
alle salite
che di ribellars ai fallimenti scelgono.
Troneggia l'umile vividezza,
dell'amore che la povertà svergogna,
balenante in ogni angolo
di frastagliata immensità,
quando adorno è davvero,
di una carezzevole carità.
Galleria di lacrime è l'amore,
in tenere lettere stropicciate incastonato,
quando la mano del futuro
sorda sembra all'implorare del passato.
Onda inarginabile è l'amore,
che da labbra di dolce nonno promana,
mantello di bene per il nipote,
sorgente d'inviolabile saggezza.
L'amore muta anche noi,
carsico s'incunea
dove meno lo comprendi o lo vuoi,
scorgerlo saprai in freschezza di bambino
laddove invece ti sembrò
un tiranno o un assassino.
Vite trascorsero e verranno,
avvezze a volerlo definire,
ma van sarà ogni ardimento,
dritto condurrà all'impazzire.
Amore
non è nè mai sarà
simulacro di chissà qual recondita virtù,
no, amico mio,
l'amore sei unicamente,
incomprimibilmente,
docilmente tu.