Ti guardo,
uomo cacciatore,
mentre ti circonda
eccitata muta di cani.
e tu guardingo ti apposti,
avanzi, ti fermi.
Orgoglioso di tuo potere insano,
ora prendi la mira
e spari
a piumini canterini,
a piccoli indifesi animali,
Restano nidi abbandonati,
tane sotterrate.
Impietriti di dolore,
ti guardano mille occhi verdi.
Il bosco grida in suo linguaggio
muto.
Ma tu, ebbro di scempio,
eserciti un tuo diritto noto:
calpesti, imbratti,
lasci spine di morte.
Poi fiero riempi il tuo carniere
e non capti il lamento arcano
della natura violentata.