Bravo,
son quattro mesi ormai che non ti lavo,
gloriosa vettura dalla livrea scura
ferma giù in strada da mane alla sera.
Il volante muovevo senza alcun sforzo
dovrei però tacer del sottosterzo,
sopra i curvoni dell'Autocisa
sbandavi di più che una Citroen Visa.
Sgusciavi a Milano in mezzo al marasma,
non ti ho messa a metano
ma ora rantoli piano,
come un malato con l'asma.
Lanciata a bomba sull'Autosole
quasi a sfiorare anche i centonovanta,
senza temere la contravvenzione
sulla provinciale ora procedi lenta.
Che bel rammentare quelle scorribande,
per tutti i mari e le deserte lande,
senza la ruggine nella marmitta
e la puzza tossica della sigaretta.
Con te avrei fatto il gir dell'Italia,
finirai rottamata o venduta in Mongolia,
bersaglio facile delle sassate
delle pesti piccole dei miei vicini,
delle evacuazioni di tutti i piccioni
e le retromarce del Bartolini.
Ormai retrocessa di prepotenza
a triste veicolo di emergenza,
resta lì fuori e rimani in attesa
di lasciare per sempre quest'umida terra,
col passo ansimante e la lancetta in riserva.