Grazia mia,
avvampa il brillio mio più audace a te,
eclissa la caligine dai passi tuoi,
tenebre e cupa qual è.
Baldanza mia,
fortilizio ne faccio della gioia tua,
come cuculi scrupolosi
dell'aureo nido loro.
Gemma mia,
aitante arietta del giornaliero mio,
son qui a te,
dedico a te,
mi ridurrei a cenere!
Poiché dal quel dì,
dal panorama perfetto tuo,
l'amor io conobbi,
esatto e genuino,
la ricompensa sfarzosa del risiedere mio.
A te il soffio mio,
figlio.