Chiudere gli occhi o tenerli aperti
non serve a capire e neanche a pensare
a tutta la terra che hai bruciato
sottraendo un istante di sole
o di pioggia, a un metro quadrato
di prato, durante una capriola
"Ricadrai di schiena e ti solleverai
senza peso, diversa"
così avrai pensato di te ma io ti dico
che potresti anche ritrovarti
in un altro punto del tuo universo
o più semplicemente non ti ricorderai
e potrai senza meno essere
un'altra, qui dov'eri prima,
senza crediti in sofferenza né complessi
ritrovare te incosciente di noi stessi
e con una ineffabile consapevolezza
svagata, senza stupore, persa
in durezze ed estremismi da amante
generica, interprete del ruolo
di sceneggiatrice per un bieco personaggio
e così potrei, adesso io (proprio io
quel bieco, quello scarafaggio di Kafka)
chiedere a te o a me, sai che è lo stesso,
una mano per attraversare
nel tuo campo sempre più avverso
emozione, riequilibrio o rivincita, finanche
recupero del sesso, e ritrovarmi indenne
dal non aver mai marinato
una scuola o un incontro
io che ho lasciato
al fondo quella parola pesante
di chiarimento, tra foglie arse
di un prato che per un istante
ha perso pioggia e sole
sotto un'ombra fugace nata dall'amplesso
di una vecchia madre terra sterile
e di una capriola
negli occhi del bambino
in cui sono inciampato