Ancora scrivo e, a guisa di pedone,
fuggo dalla scacchiera allo scrittoio;
ma forse anch'esso è gelida prigione.
Siamo carogne avvezze all'avvoltoio,
mute comparse sull'immensa scena
vociante, quel trambusto che dilaga.
Pur te ignorando, in silenziosa arena
si getta ancor l'essenza mia, non paga
di nuovi affanni e polverosi intenti.
Così prosegue, amor mio, la battaglia
di chi seguiterà a mirare il Sole
finché ne avrà il cuor nero e gli occhi spenti;
la corsa di chi, a corto di parole,
a tempo perso impara e ben più sbaglia.