Ricordo l'intrecciarsi di tue dita
con le mie, sol per gioco, quando al fiume
l'infanzia esploravamo. Il mal di vita
scrutava inerte da remote brume.
Rimane adesso terra inaridita
dove sepolta giace gioia implume.
Quando allo specchio, stanca e impallidita,
ti scruti prìa del sonno v'è un barlume
di quel mio volto? So ch'è buffa cosa:
ad altri il tuo bel guardo di zaffiro
avrà scaldato l'anima, e affannosa
è l'esistenza, preda del raggiro.
Eppur quel gioco ancor varrà qualcosa
per te come per me; forse un sospiro.