Salirò
sul treno che piomba
giù per la penisola
che rosola al sole di luglio
sul convoglio dalla calotta rossa
che saetta e taglia l'aria liquefatta.
Camminerò
dolente nelle scarpe strette
sul pontile che porta al castello
guardando giù
il ciglio bianco dello scoglio
e i tuffi dei marmocchi.
Alzerò gli occhi
e vedrò i palazzi sguerci
i panni stesi e la selva di antenne
le urla di vecchie furibonde
e delle giovani feconde.
Suderò
dentro alla metropolitana
nella folla eterogenea
che pullula e soffoca
fino al capolinea.
Mi perderò
nel dedalo umido dei rioni
impavido in mezzo ai sacchi e ai motorini
la strada che sale
le gambe afflitte
e nelle orecchie quelle canzonette.
Osserverò le vette
allontanarsi mentre mi stendo a bordo
il mar che si increspa
al passar della barca
il cono di fuoco
mostro infingardo
che ti sovrasta
e che pigro sonnecchia.