Stanchezza che stupra l'orgoglio
e il sangue d'ataviche memorie
senza più sorrisi.
Assenza di presenze
affonda bastimenti grandi e piccoli
sotto la dannazione
di cieli mai squarciati.
Il cuore è un'arma da fottere
in silenzio accarezzandone i versi,
spaccando le pietre
di un'assurda malinconia
che non trova riparo
in quest'inverno
che brucia ancora di fuoco.
Mi sarà stanchezza
l'incessante pregare invano
nelle mani stracciate
dalla fatica e dalla fame.
Mi sarà indelebile il pianto
sui muri d'una disperata
folle idea di strapparmi l'anima
con le mie stesse mani.
E mutilato il respiro
arrancante mi cercherà
in ogni preghiera,
in ogni sorriso donato e ricevuto,
tra le pieghe sgualcite
d'una poesia dimenticata,
nell'alternarsi di giorni
e notti sempre uguali
fino a quando dei se, arreso,
ne avrò il rimpianto.