Figlio d'un tempo mascherato,
nemico d'un destino avverso
che smembra lacrime
con generoso impegno.
Specchio infranto
su ideali di melodie assenti.
Si stordisce l'incanto
nel crucciato subbuglio di un cielo
rannicchiato in un angolo cosciente dell'anima.
Sfuggente e sconosciuto angelo
sulle vie d'un arido deserto,
che pace non trova.
Vuote le mani strozzano i rimpianti,
strazio che lamenta i se e i forse
d'una vita prestata e non concessa.
Burattino nel paese dei balocchi,
maledetta anima senza riposo
che striscia tra riverenze e ammirazioni.
Ma quanto alcool ancora devo rigurgitare
per dire a questa vita
hey puttana t'ho vissuta?
Quante cazzate ancora devo inventare
per evitare d'essere sputato
nel piatto dove ho mangiato?
Quante domande ancora
la mia voce stanca deve urlare?
Fino a quando,
bastardo ventiquattrenne,
devo implorare la mia morte
perché questa vita
mi lasci realizzare una famiglia
e non la vergogna d'essere nato?