E amateli,
in manti di stelle d'avorio custoditeli
sti guaglioni fragili e indifesi
che pur hanno o core sgarrupato
ma cchiu li conosci cchiu te dann'amore;
leggete le lacrime dei loro diari,
i loro frammenti di anime solitarie,
e freschi li scorgerete
come la timida brezza della mattina
e il loro sguardo alto s'eleverà
come quello d'un'orgogliosa collina.
E speriamo se la possano cavare
In chista Napoli ch'odora a volte
Do sangue e do dolore,
ma cantà sa ffa' sempre cchiu forte
a voce dell'amore.
Perché i giovani sso piezze o futuro,
e schiacciar nun li poi dint' in do muro
della rassegnazione e dell'amarezza
che a loro vita
come un fiore profuma e si apre
e nun è né mai sarà
come o fetore da munnezza.
Napule,
criatura ch'aggio tanto amato,
si sempre na dolce serenata,
per ogni cuore martoriato,
chè nun è a lingua che scrive a fare un uomo.
ma aiutarlo a capì davvero
le cose che importanti sono.
Che i vicoli nun sappiano affogà nel silenzio
che nun possa strillà l'assenza di quel domani
che i ragazzi anche dint'o bar e in sella a un motorino
Vogliono strigne tra le mani.
Napule tutti sti guaglioni
sso sacri e melodiosi come le tue canzoni
te devo ora lascià ma te prego ffa in maniera
che a loro vita diventi una splendida preghiera.
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