Si struscian le ossa,
bussa lo scheletro
nascosto sotto pelle,
vorrebbe luce vitale.
Come le pagine
del libro della vita
già lette mille volte.
Stanche d'essere
inglobate
nella vecchia, sudicia
consumata
copertina di plastica.
Asciutta ed intensa questa poesia, cruda come la Vita che compendia. Ma bella e diretta si' da prendere nell'intimo piú profondo. È il cigno nero che fa capolino...
... molto sentita e condivisa Aurè. Non dico altro.
Anonimo il 04/12/2013 14:40
Per non avvilirsi, Auro, a volte bisogna anche saper lasciare qualcosa cui pure si teneva, e dedicarsi a ciò che possa rendere di più, soprattutto in modo più autentico: SENZA MISCHIARE LUCE E BUIO, FINO A NON SAPERLI PIU' DISTINGUERE. Vedi quanto difficile mi riesce, ancora una volta, lasciare... ma non ho più molto tempo e molte energie a disposizione. Devo ascoltare la Voce che chiama con più insistenza la mia coscienza, anche se mi costa, nessuno può immaginare quanto mi costi... Continuerò a leggerti, a leggere anche altri.